Padre Giacinto da Belmonte
Francesco Osso nacque il 24 ottobre 1839 a Belmonte Calabro da Giuseppe e Garritano Maria.
Sin da piccolo avvertiva attrazione dalla vita semplice condotta dai Frati Minori Cappuccini, conosciuti nella città natale; ne frequentava con assiduità il convento ed i momenti di culto.
Confidatosi col guardiano, padre Benedetto da Saracena, questi lo presentò al Ministro Provinciale del tempo, padre Zaccaria da Laino, il quale, già nell’esame preliminare, riscontrò l’idoneità nel giovane per essere ammesso nell’Ordine. Fu inviato, quindi, al noviziato di Rogliano, dove, il 27 agosto 1857, all’età di diciotto anni, vestì il saio cappuccino, cambiando anche il nome in Giacinto.
Terminato l’anno della prova, frate Giacinto da Belmonte professò i voti temporanei il 23 ottobre 1858.
Per continuare gli studi fu mandato ad Acri. Qui, il 2 ottobre 1861, emise la Professione dei voti perpetui, divenendo definitivamente Cappuccino.
Portati a compimento gli studi letterari sotto la disciplina dell’insigne maestro Vincenzo Julia, iniziò quelli teologici col guardiano e lettore padre Angelo da Regina.
Il 12 gennaio 1865 viene ordinato sacerdote, conseguendo contemporaneamente anche la patente di predicatore. Ecco i suoi ricordi: «io vegliai le lunghe notti sopra i libri nella mia celletta del convento» . Già si respirava l’aria della soppressione; nel 1867, infatti, anche i frati residenti in Acri dovettero lasciare il convento. Scrive padre Giacinto: «la mano della rivoluzione nel primo giorno del 1867 mi venne a strappare dalla mia dolcissima cella per scaraventarmi in mezzo alla schifosa corruzione del secolo presente. Da Dio però ebbi la grazia singolare per disprezzare le preghiere del mio stesso genitore, il quale mi voleva assolutamente al suo fianco, e volli restare in Acri insieme ad una mano di miei carissimi confratelli, in una casa lontana un tirar di pietra dall’amato convento e offertaci dal cuore gentile di un nostro grande benefattore».
Cosa dire del suo apostolato? Zelo per la predicazione, passione per la scrittura; «mi provai dai pergami a raddurre anime sviate al cuore di Gesù Cristo; mi armai di coraggio e scrissi, a difesa della verità, qualche pagina per la stampa; pregai, piansi».
Nella lettera del 22 maggio 1896, indirizzata al suo grande amico don Francesco De Simone, si legge: «in vita mia ebbi sempre due ideali: predicare al popolo, stampare qualche cosa per il popolo».
Brillanti i traguardi raggiunti e numerosi gli encomi ricevuti; eccone uno: «mi giungono soddisfacenti relazioni intorno all’apostoliche fatiche da Lei sostenute con commendevole zelo. Le mie lodi per la sua operosità apostolica spiegata a pro dei Fedeli. Iddio Signore ne la retribuirà largamente».
Decine le sue opere, di svariato genere: catechetica, omiletica, teologia, biografie di santi, elogi funebri, lettere, pietà popolare, vita cappuccina, patristica; “La Chiesa e lo Stato”, “I poveri e i ricchi”, “Il male dei nostri giorni”, “Scritti letterari e religiosi”, “Racconti miracolosi”, “Compendio della vita del beato Angelo d’Acri”, “Lettere intorno alla gente di campagna”, “S. Gregorio Magno e il suo tempo”, “S. Francesco da Paola e il suo tempo”, “S. Antonio e il suo tempo”, “La Vergine Immacolata e il secolo decimonono”, “Il Nome di Gesù”, “Un dono offerto alla Madonna dagli avvocati di S. Pietro”, “Considerazioni sul concetto del Panegirico dei Santi e sulla teologia”, “Una suocera e una nuora”, “Il beato Umile da Bisignano”, “Quattro Santi ed un Beato”, “L’Addolorata ed Acri”, “Mons. Francesco Giampaolo e i suoi scritti”, “Il beato Angelo d’Acri e la Vergine Addolorata e Immacolata”, “Per il terzo centenario di S. Felice da Cantalice”, “Compendio della vita del beato Felice da Nicosia”, “Discorsi religiosi per i tempi che corrono”, “Compendio della vita del ven. Lorenzo da Zimbello”, “Vita di san Giuseppe da Leonessa”, “Poche parole intorno alla predicazione cattolica”, “La bellezza cristiana”, “I Cappuccini e la peste”, “S. Atanasio e il suo tempo”; elogi funebri per la morte di Angelo Falcone, di Saverio Cofone, di Giulio Baffi; discorsi di circostanza; articoli giornalistici; vari appelli per l’erigendo santuario; qualche poesia.
Padre Giacinto fu: IV Consigliere Provinciale (1875), guardiano della fraternità di Acri (1879), Ministro Provinciale della religiosa Provincia di Cosenza (1882), III Consigliere Generale (1884/1896), consultore dell’Indice (1887).
Morì la notte tra il 22 e il 23 ottobre 1899.
(di Fra Piero Sirianni).
GIACINTO DA BELMONTE, Scritti e Poeti acresi, 4.
Ibid., 4-5.
Ibid., 4.
GIACINTO DA BELMONTE, Epistolario.
Cfr.: Registro-protocollo, in archivio vescovile di Bisignano, all’anno.